Un’Abbazia legata per sempre a San Paolo VI. Lo splendido complesso religioso franciacortino è stato infatti rinominato «Abbazia Olivetana Benedettina Santi Nicola e Paolo VI», con quest’ultimo che è ora ufficialmente e indissolubilmente legato a uno dei suoi luoghi del cuore.
Domenica 10 febbraio 2019 , festa di Santa Scolastica sorella di San Benedetto, nell’Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano si è svolta un’importante celebrazione Eucaristica nella quale l’abate generale della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto, dom Diego Maria Rosa, ha ufficialmente esteso il nome dell’Abbazia con un atto ufficiale e da questa data il nome del monastero non è più Abbazia Benedettina Olivetana San Nicola ma Abbazia Benedettina Olivetana Santi Nicola e Paolo VI.
Quasi 1.000 anni fa, quando i monaci cluniacensi avviarono la fondazione di questo cenobio, nel titolo compariva San Pietro insieme a San Nicola. Poi nei primi due secoli di vita del complesso la figura di San Pietro si è eclissata, forse per non confondere questo luogo con il vicino monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio. A distanza di quasi 1000 anni però un altro “Pietro” è tornato qui».
Un «Pietro», Montini, che, prima di essere sacerdote, vescovo e infine Papa, era legatissimo a questo luogo di culto. Il giovane Montini, in viaggio da Chiari alla sua Concesio in sella a una bicicletta, si fermava spesso infatti a Rodengo e guardava ciò che restava della presenza monastica: le macerie di un abbandono lungo oltre un secolo. Sentiamo il racconto di dom Benedetto «Il papa passava davvero spesso a far visita all’Abbazia. In questa chiesa ha pregato perché un giorno tra le volte di questo cenobio violentato e depredato ritornasse almeno quella essenza vitale che lo ha reso per secoli “Casa di Dio”, ovvero la celebrazione dell’Opus Dei da parte dei monaci figli di San Benedetto e San Bernardo Tolomei, monaci di bianco vestiti in ricordo della Pasqua gloriosa di Cristo “-
Quel Pietro, che oggi la chiesa universale venera con il nome di San Paolo VI, quando divenne Papa si attivò con una forza incredibile per farci ritornare qui, tanto da investire di tasca sua ben un milione di lire nel 1969 per i primi interventi necessari alla sistemazione dell’edificio»
Due i motivi che hanno tradotto questa scelta, in primis il 50°o del ritorno dei Monaci Olivetani nel monastero di Rodengo, per volontà diretta dell’allora Pontefice Paolo VI, secondo come segno tangibile di gratitudine a questo Gigante nella Fede e Profeta di Dio che ci ha restituito casa nostra nella Sua terra benedetta. Cosa si attendeva Paolo VI, riportando i Monaci Olivetani a Rodengo? Il monaco è una presenza silenziosa, silenziosa ma orante che declina la sua giornata nel motto: “ora , labora et lege”, Paolo VI voleva che il cuore arrestato di questo cenobio ritornasse a palpitare più volte di prima, quale segno profetico della presenza di Dio in mezzo agli uomini, in questa Casa di Dio dalle porte aperte si entra per Amare Dio e si esce per Amare il prossimo.
La stele in ricordo di Padre Damiano
Padre Damiano Romani fu il primo Superiore dell’abbazia dopo la rinascita del grande complesso monastico.
A lui la popolazione è ancora molto affezionata ed il ricordo della sua persona è vivo in tutti nonostante siano già trascorsi 15 anni dalla sua morte, gli è quindi stata dedicata una stele che, nei decenni a venire, ricorderà don Damiano ai fedeli di Rodengo e testimonierà a don Damiano l’amore che la gente di Rodengo continua a riservargli.
Inaugurazione dei lavori di restauro della facciata della Chiesa
Sabato 26 settembre 2020 , presso l’abbazia olivetana dei Santi Nicola e Paolo VI di Rodengo, è stata inaugurata e benedetta dal priore dom Benedetto Toglia la facciata della chiesa. I lavori di restauro, iniziati a dicembre del 2019 e curati dallo Studio Garattini Malzani, sono terminati, grazie al contributo della “Fondazione della Comunità bresciana”, al supporto dell’associazione “Amici dell’Abbazia di Rodengo” e alle offerte della comunità monastica e parrocchiale.
La terza vita dell’abbazia. L’abbazia “ha appena compiuto i suoi primi 50 anni di quella che potremmo chiamare la sua terza vita. La prima vita fu quella della fondazione nel XII secolo ad opera dei monaci benedettini Cluneacensi”. La seconda fase coincide con la riedificazione rinascimentale, sotto la congregazione olivetana e termina il 2 settembre 1797, giorno della soppressione dell’abbazia, a causa della secolarizzazione dei beni ecclesiastici. L’abbazia, abbandonata, iniziò il suo lento declino. Fu grazie all’intervento di Papa Paolo VI che nel 1969 tornarono i monaci olivetani, che iniziarono le operazioni di recupero e restauro, inaugurando la terza fase, dopo 172 anni di oblio. Numerosi pittori e architetti hanno dato il loro contributo nelle prime due “vite” dell’abbazia, che è uno dei più ricchi complessi religiosi del nord Italia, dal punto di vista artistico.
Le opere d’arte della Chiesa
Nella sagrestia si possono ammirare degli affreschi del Romanino; il refettorio, invece, venne sopraelevato nel 1600, per cui si sono persi gli antichi dipinti ad eccezione della “Crocifissione” del Foppa. Molte opere prima presenti in abbazia, si trovano, ora, al Museo di Santa Giulia, all’inizio Museo Cristiano, dopo essere stato monastero benedettino, ma vittima anch’esso della soppressione.
Nonostante queste mancanze, ci troviamo di fronte ad “un’autentica galleria d’arte. Le indagini scientifiche fatte dai tecnici servono per recuperare la tradizione, dal punto di vista storico e artistico, di questo complesso architettonico, in modo da poter valorizzare, attraverso il restauro, l’arte in tutte le sue forme.
Approfondimenti
Per ulteriori informazioni sulle opere d’arte della Chiesa e sull’Abbazia consultate il sito wikipedia.org abbazia di san nicola (Rodengo Saiano) che contiene un’accurata bibliografia .
Per una breve ma molto accurata scheda sull’Abbazia vi rimandiamo al link del sito Lombardia beni culturali
Link risorsa: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/2k070-00007/