La Chiesa di Cristo Risorto è la prima chiesa del terzo millennio e ha visto la partecipazione corale di un’intera comunità, che ha dato avvio alla costruzione di una nuova chiesa oltre alla storica di San Rocco , (cfr.) diventata troppo piccola per la popolazione di Padergnone in grande espansione.
Inaugurazione: 23 settembre 2007
Partiamo dagli scritti di don Gian Pietro Forbice che ha seguito tutto il percorso, dal progetto all’inaugurazione.
Il progetto diventa realtà
Era li primo maggio del 1969 e Don Ernesto Bozzoni, allora Curato a Rodengo e Rettore della Chiesetta di S. Rocco, riceveva li titolo di Parroco di quella che era diventata la Parrocchia di S. Rocco a Padergnone.. Solo quattro anni dopo, nella primavera del 1973, Don Ernesto decise, con sorprendente preveggenza, di acquistare il terreno collocato al centro della piccola frazione quasi intuendo che un giorno, ci sarebbe stato bisogno di una nuova chiesa.
La famiglia che cedette li terreno ad un prezzo di particolare favore, lo fece alla condizione che fosse utilizzato solo per la costruzione della Chiesa. Passarono gli anni e Don Ernesto, raggiunti i limiti d’età , si ritirò per li meritato riposo nella sua parrocchia d’origine a Gambara.
lI successore, Don Eugenio Panelli, portò un’ondata di novità, concentrando l’attenzione della comunità parrocchiale sulla costruzione dell’Oratorio. A Don Eugenio, succedette li sottoscritto che trovò una comunità carica di impegno nel volontariato ed in forte espansione. L’arrivo di famiglie giovani e la nascita di tanti bambini ha fatto aumentare considerevolmente la comunità cristiana.
Si inizia a prendere in considerazione la possibilità di costruire la nuova Chiesa. Si convoca un’assemblea con la presenza di un’alta percentuale delle famiglie e si trova il consenso unanime dei partecipanti.
L’architetto Fabrizio Viola, da me conosciuto nel tempo del servizio come vicario parrocchiale a Palazzolo sull’Oglio, inizia a mettere sulla carta li progetto. La Provvidenza, che guida i passi di coloro che in essa pongono la fiducia, ha fatto in modo che sul cammino del progetto si inserisse, quasi per caso, li carissimo Mons. Ivo Panteghini che, con la sua esperienza nel campo artistico e la sua sensibilità liturgica ci aiutasse a stendere un progetto che traducesse concretamente li titolo a cui, con la Comunità Parrocchiale, avevo deciso di dedicare la nuova chiesa: “Cristo Risorto“.
Le ispirate idee di Panteghini e la bravura del Viola hanno permesso di portare a compimento li grande progetto da consegnare alle commissioni competenti per l’approvazione.
L’ufficio della curia di Brescia, dopo attento esame, dà la sua approvazione.
Si inoltra la pratica alla CEI, all’ufficio per gli edifici di culto. lI progetto viene approvato e finanziato per 1/6 del suo costo complessivo. Viene costituita una piccola commissione, 6 persone in tutto, per seguire da vicino li curriculum a cui è sottoposto li progetto e pure la scelta delle ditte per dare li via all’appalto della nuova costruzione.
Ottenuta l’approvazione, bisognava trovare li danaro per poter partire con un certo agio. La Provvidenza, ancora una volta, mi ha fatto incontrare persone generose e disponibili che hanno contribuito al finanziamento del progetto. Evito di proposito il nome degli sponsor perché, cristianamente è più corretto fare in modo che” l’offerta resti nel segreto e li Padre, che vede nel segreto, elargisca la sua ricompensa”: A loro un grazie sentito e la riconoscenza della comunità intera; ma un grazie riconoscente anche a :
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al credito Co-operativo di Pompiano e Franciacorta per averci donato tutto l’arredo del Presbiterio (Altare – ambone – sede del sacerdote e ministranti – La Via crucis)
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alla Comunità Parrocchiale, molte famiglie e gruppi hanno messo a fuoco iniziative e proposte che hanno dato frutti dal punto di vista economico
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al volontariato parrocchiale che, da tanti anni nel silenzio e con umiltà, lavora per l’animazione della vita parrocchiale e, soprattutto nella pizzeria dell’oratorio che ha portato alla parrocchia un buon contributo economico
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A tutte le persone che hanno accompagnato quotidianamente la realizzazione della chiesa con la preghiera e l’offerta al Signore di ogni sacrificio
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Al segretario della parrocchia, Luigi Pasta, che ha amministrato con saggezza la situazione economica, evitando sprechi e dispersioni.
Il primo maggio del 2005, esattamente 36 anni dopo l’erezione della comunità di Padergnone a parrocchia e 32 anni dall’acquisto dell’area benedico con tutta la comunità il cantiere dell’opera, i cui lavori iniziano il 16 maggio 2005 a cura della ditta Regalini di Gussago.
Perchè intitolare la nuova chiesa a Cristo Risorto?
Perché la comunità si è posta come obiettivo la realizzazione di una “Chiesa Viva” fatta di cuori capaci di condividere il cammino della salvezza alla luce della speranza.
Credo pure che nella scelta del titola la mia comunità abbia voluto affidare al nuovo millennio un messaggio di speranza. Sì, proprio perché la chiesa celebra la Risurrezione come il centro e il cuore dell’anno liturgico e anche perché la storia dell’uomo e dell’umanità è intrisa di Pasqua e respira la speranza della Risurrezione.
Il Risorto è la leva della storia, incuneata da Dio al centro del divenire umano. Il punto d’appoggio è la vittoria di Cristo sulla morte, scacco di tutte le conquiste, enigma insuperabile per l’uomo alla ricerca del suo significato.
Sabato 23 settembre 2007 mons. Giulio Sanguineti consacra la chiesa di Cristo Risorto come suo ultimo atto da Vescovo di Brescia ricordando il valore della comunità e dei sacerdoti che si sono adoperati per la riuscita dell’opera, mettendo in evidenza l’importante significato della forma della nuova chiesa: la sua struttura a pianta circolare consente a tutti i fedeli di sentirsi in egual misura accolti dallo sguardo rassicurante e misericordioso di Cristo Risorto che domina dalla vetrata colorata e, simboleggiando un grande abbraccio reciproco, trasmette un messaggio di maggior compartecipazione alle celebrazioni.
L'architettura della Chiesa
A cura di Fabrizio Viola, architetto:
Per un architetto progettare una chiesa. rappresenta un confronto arduo non solo con la propria conoscenza professionale, ma anche con la propria fede. E’ preoccupante pensare che uno dei tuoi progetti rimarrà nei secoli, ma ancor di più è portare il fardello della fiducia che la comunità cristiana ti affida : questa volta sì che devi dimostrare di saper fare il tuo mestiere!
I primi passi sono stati mossi verso un attento studio degli impianti ecclesiastici del passato, seguendo l’evoluzione dei vari stili fino ad arrivare a quelle che vengono considerate le ultime tendenze.
Ecco così un edificio a forma di spirale concentrica che circonda un consesso di fedeli ed al cui centro celebra il sacerdote.
La centralità dell’altare dunque come punto focale da cui si dispiega l’intero progetto, peraltro sottolineata dalla luce proveniente dall’esterno attraverso aperture create nella muratura perimetrale e confluente proprio sull’altare.
L’aula con la sua superficie di circa 600 m² pertanto con una funzionalità pari a circa 400 persone è definita da due conci di muro non perfettamente coincidenti che vogliono significare l’incontro ,l’abbraccio tra Cristo e il suo popolo. La parete del Cristo è in muratura mista, un rivestimento in pietra di Credaro posata a semi secco intercalate da file di mattoni fatti a mano stilati congiunti di malta cementizia, evocanti la duplice natura del figlio di Dio
La spirale che disegna l’interno dell’edificio si sviluppa anche esternamente protendendosi verso il cielo con una imponente croce fiammeggiante, ricordandoci che non si dà risurrezione senza passare attraverso la croce, così il venerdì Santo di Dio e dell’uomo si incontrano nell’unica testimonianza che continua nella storia a rischiarare le tenebre dell’esistenza terrena.
Nel mezzo della parete del popolo anch’essa interamente rivestita in pietra a spacco di estrazione locale, si apre l’angusta porta della penitenza , chiusa da un’unica lastra di ferro su cui si stagliano come delle ferite croci e tagli verticali.
L’ingresso principale è segnato da un portale in marmo di Botticino classico levigato , che fa da cornice ad un’imponente portone in bronzo, opera dell’artista Federico Severino che con tratti scarni ed essenziali ha modellato la maniglia della pace (quella di destra ) con la colomba e l’ulivo e quella della superbia (quella di sinistra )con il serpente e la gramigna materializzando la terrena lotta tra il bene e il male.
L’altare centro indiscusso dell’intero impianto ecclesiastico, è stato realizzato in travertino Navona a poro aperto e levigato e rimanda alla pietra rotolata del sepolcro di Cristo, il cui movimento rotatorio viene rievocato dall’ombra in travertino peruviano stuccato a mano e successivamente lucidato, mentre le piaghe del risorto, scolpite a mano su tre lati, ne sottolineano la simbolicità più profonda : esso è allegoria di Cristo , sacerdote, vittima e altare del suo stesso sacrificio .
L’ambone e modulato sull’idea stessa della Parola che vi si proclama ricorda un libro aperto, trafitto dalla spada in travertino che penetra fino alla giuntura di ossa e midolla .
Il tabernacolo si apre nel mezzo della parete della trasparenza atto ad ospitare Colui che è nascosto eppur vivente nei sacri veli. La porticola in argento massiccio, che lo rende inviolabile, ha richiami medievali nella struttura a grata nelle cui maglie sono state inserite tarsie in oro con la scritta greca “Eni Christos” qui è Cristo.
La cappella del Battistero si apre in prossimità dell’ingresso, creata dallo scarto dimensionale tra la parete del Cristo e quella della comunità.
il fonte battesimale, ricavato da un monolite in travertino giallo, simbolo della luce è opera del giovane scultore Trentino Flavio Senoner. Un semplice ed essenziale disegno a spirale, velato rimando ad una nuova vita , avvolge l’antica vasca battesimale alla quale è legata la storia delle comunità.
Dall’atrio d’ingresso è possibile accedere ad uno spazio insonorizzato, studiato appositamente per accogliere i piccoli ospiti che con la loro vivacità e gioia rischierebbero di disturbare le funzioni liturgiche .
Le tavole in cotto della via crucis , affisse lungo il perimetro murario, sono opera di Giuseppe Rivadossi, così come dalla sua falegnameria escono i banchi arcuati lavorati a pialla disassata e le sedi del celebrante e dei ministri.
L’ambizione del progetto più che voler rispondere all’esigenza di costruire una nuova chiesa, aspirerebbe quindi a formare un ambiente attorno al quale possa ruotare la vita sociale dell’intera comunità.
La chiesa di Cristo Risorto con i suoi percorsi pedonali e ciclabili, le sue aree a verde delicatamente inserita nel panorama collinare che si staglia nel cielo , diverrebbe così il polmone verde entro il quale per passeggiare protetti o sedersi su una panchina a leggere un libro assorti nella tranquillità del luogo .
Si è cercato quindi di ricreare un luogo tranquillo che funga da confronto tra la memoria di un tempo contadino e la frantumazione e fugacità temporale che caratterizzano la cultura e lo stile di vita contemporanea .