Prima pietra: 15 giugno 1693
Benedizione della Chiesa: 18 dicembre 1704
L’attuale parrocchiale fu preceduta da una chiesa romanica e da una del Quattrocento, documentate da fondazioni. Nel sec. XVII la popolazione di Ome era da due secoli stabile attorno alle 900 persone e l’antica parrocchiale, ormai cadente, abbisognava di profondi interventi. Si incominciò ad apparecchiare il materiale nel 1684 e a scegliere il posto.
Il progetto della nuova Chiesa fu redatto da Francesco Spazi di Pellio Superiore. Il 15 giugno 1693 fu benedetta e posta la prima pietra (in una lesena esterna dell’abside) e fu aperta al culto il 29 febbraio 1704 mentre il 18 dicembre 1704 fu benedetta.
Subì diversi interventi per manutenzione e completamento: nel 1849-50 col rifacimento del terrapieno dell’area della Chiesa e del Cimitero; nel 1884-85 con innalzamento della torre, costruzione del cornicione, revisione del tetto, posa di vetrate e finestroni, intonacatura esterna.
La decorazione della Chiesa nella forma attuale risale agli anni 1917-1920 per impulso del parroco Pietro Gozio che vi chiamò Giuseppe Trainini per la decorazione, Francesco Peduzzi per le opere in gesso e Gaetano Cresseri per gli affreschi che rappresentano l’ingresso di Gesù a Gerusalemme (firmato,1917); la Vergine in gloria tra i Santi (offerto dagli abitanti della Valle); l’Immacolata; il Buon Pastore (firmato,1917). Egli eseguì anche i tre medaglioni a sanguigna della volta, rappresentanti angeli con i simboli del pellicano (amore), dell’ancora (speranza), della croce (fede).
Il Presbiterio
Il nuovo altare con ciborio fu realizzato in collaborazione fra Andrea Fantoni e Vincenzo Baroncini nel periodo 1727-1729. La decorazione ad olio delle pareti laterali del presbiterio riprende i motivi decorativi dell’altare e fu eseguita in occasione della decorazione della Chiesa. Nel 1733 V. Baroncini incominciò a costruire la soasa in marmi vari che fu posta in opera entro la festa S. Stefano 1736.
La pala rappresentante il processo a S. Stefano, è di Camillo Pellegrini dipinta negli anni 1583-84. Il coro ligneo fu costruito nel 1728 con accordo tra parroco, Reggenti delle Scole, delle Chiese sussidiarie e dei curatori dell’altare di S. Giuseppe.
Cappella di S.Antonio
Fu costruita trasformando un ripostiglio; Francesco Peduzzi vi formò l’altare ed il paliotto soprastante. Vi si pose poi la statua del Righetti.
Altare di S. Valerio o delle Reliquie
La festa di S. Valerio si celebrava con grande solennità la seconda domenica di maggio, invocato come secondo protettore. L’attuale altare con imponente e magnifica ancona di legno è del Pialorsi (Boscaì) di Levrange.
Nel 1790 vi si pose la pala che rappresenta la Vergine con S. Valerio e S. Gaetano che tiene tra le braccia il bambino Gesù, opera di Giacomo Eusebio Colombo 1790.
Altare del S.Rosario
Vi è una pala di Grazio Cossali (1589) e verso il 1606 si costruì l’altare e si posero i quindici misteri del Rosario. L’attuale ancona lignea, sfarzosa per un aleggiare di angeli, putti, ricca di fogliame e fiori è del primo Settecento (richiama in alcuni particolari i modi dei Boscaì) mentre l’altare è del secondo settecento. La statua della Vergine è opera di A. Poisa di Brescia (1939).
Altare della scola del Santissimo Sacramento
Nel 1735 i Reggenti della Scola fecero un contratto con Andrea Fantoni per la costruzione della splendida ancona, indorata solo nel 1780; nel contempo si faceva anche l’altare a commessi di marmi vari su fondo bianco locale e nero di paragone, che rieccheggia altari bergamaschi. La pala è attribuita ad A. Gandino.
Altare del Sacro Cuore o dei Santi
Nel 1703 si segnala un altare con tela di S. Giuseppe (cfr. visita del 1717). L’attuale altare fu eretto nel 1713. La pala rappresenta Maria e i santi ai quali anticamente questa popolazione fece voto. Nel 1917 fu modificato per dedicarlo al Sacro Cuore di cui si pose la statua opera di Righetti; la tela, restaurata dall’ENAIP di Botticino nel 1989, fu di nuovo posta qui coprendo la statua del S. Cuore.
Il Battistero
Vi è un ciborio cinquecentesco a forma di piramide tronca e sulla parete un affresco di Tita Mozioni (1944) che rappresenta il battesimo di Gesù.
L'organo e la cantoria
L’attuale cassa d’organo è stata costruita da A. Fantoni negli anni 1735-1738. Non è altrettanto documentata la cantoria prospiciente l’organo, ma stile e fattura sono della stessa epoca e mano. In quegli anni si collocò anche l’organo che nel 1839 fu profondamente modificato da Paolo Amati di Pavia. Ma questo organo a distanza di solo 40 anni (1881) fu sostituito da uno nuovo, opera di Tito Tonoli che nel 1900 subì una trasformazione fatta da Egidio Sgritta di Iseo. Successivo intervento nel 1965 da Pedrini; nel 1975 esso è passato sotto la tutela del Ministero dei Beni Culturali.
La torre campanaria
Sul lato destro della parrocchiale documentata dal 1558 fu sopraelevata nel 1582 ostruendo la cella campanaria che risultava di quattro archi a sesto acuto in pietra a vista, oggi rilevabili solo dall’interno. Altra sopraelevazione nel 1884-1885. Vi si pose il nuovo concerto delle Campane (1886) di Crespi da Crema.
La Chiesa dei morti
Fu costruita negli anni 1756-1782 e utilizzata come cimitero fino al 1810 quando entrò in funzione il nuovo camposanto.
Vi erano 5 tombe comuni. Questa Chiesa nel 1840 fu affidata alla Confraternita del Santissimo (ricostituita nel 1817) e successivamente come Oratorio delle ragazze; fu poi usata come teatro fino alla costruzione del nuovo salone nel 1956 e da allora come magazzino e deposito di materiali del la Chiesa fino al 1987.
Nel 1987 il Consiglio Comunale deliberava di cederla alla Parrocchia che vi avviava lavori di ristrutturazione e nel 1992 il Ministero dell’Interno approvava la donazione.
Parroci
PARROCI. Fra Battista di Ome ricordato nel 1568; nob. Averoldi Alessandro (segnalato nel 1532); Giuseppe de Nassinis rettore di S. Stefano almeno dal 1545 e sembra abbia rinunciato nel 1547;
PARROCI. Fra Battista di Ome ricordato nel 1568; nob. Averoldi Alessandro (segnalato nel 1532); Giuseppe de Nassinis rettore di S. Stefano almeno dal 1545 e sembra abbia rinunciato nel 1547; Antonio di Ome; Agostino de Nassinis (1548-1581); Gio Maria Feneri di Como (1581-1616); Gio Giacomo Chimina, di Ome (1616-1630); Ongari Santo, di Saiano (1630-1669); Fantoni Bartolomeo, di Lovere (1632-1708); Fantoni Gio Batta Paolo, nato a Lovere (1705-1720); Lavezzi Giovanni, di Bossico (1720-1763); Passirani Pietro, di Brescia (1763 1786); Bono Pietro Antonio, di Ome (1786-1796); Ghidesi Francesco, di Ome (29-4-1796-21 maggio 1796); Gardoncini Pietro Giuseppe, da Inzino (1796-1818); Bonomini Antonio, di Tignale (1819-1828); Bonetti Giovanni Battista, di Presegno (1828-1855); Crescini Flaviano, di Mura Savallo (1855-1880); Cantoni Giuseppe, di Brescia (1880-1886); Gosio Pietro, di Gussago (1887-1933); Jottini Serafino, di Robecco d’O. (1934-1953); Rota Giovanni, di Pontecaffaro (1953-1981); Donni Giovanni, di Rovato (dal maggio 1981 al 1999) don Gigi Gaia, dal 2002 al 2014
Storia delle origini della Chiesa e delle genti di OME
(dall’enciclopedia Bresciana di mons. Antonio Fappani )
Queste due chiese diaconali restarono tra di loro legate anche in modo giuridico con unica titolarità dei loro beni e assicurarono per almeno cinquecento anni il servizio di culto e carità alle popolazioni locali ed ai viandanti, fino a quando l’accresciuto spostamento di beni e di persone aprì nuovi assi stradali.
Una vera comunità parrocchiale si dovette formare, forse tra i sec. XIII-XIV intorno alla diaconia e cappella di S. Stefano e come tale è registrata nel Catalogo Capitolare dei Benefici del 1410 valutata sulle 18 lire, e con beneficio di lire una e 12 soldi. Nei secoli XIV-XV venne costruita la chiesa di cui rimangono resti nel muro sotto l’organo. La vitalità della comunità parrocchiale è confermata dalla presenza fin dai primi decenni del ‘500 della Scuola del Corpo di Cristo, la Scuola della Concezione (documentata dal 1542) poi trasformatasi nel 1587 in quella del Rosario (1587). S. Carlo Borromeo nella sua visita trovò operante la Scuola della Dottrina Cristiana che il vescovo Vincenzo Giustiniani nel 1637 dichiarerà ben funzionante.
Nel 1598 si formò la Compagnia di S. Angelo e delle Dimesse. Il parroco don Agostino Nassini (1572-1582) riordinò e rivide l’amministrazione parrocchiale compilando nel 1577 un completo inventario. I primi decenni del ‘600 videro continui passaggi di truppe mentre nel 1630 scoppiò la peste che dimezzò la popolazione scesa da 1400 nel 1610 a 700 nel 1648. Contro la pestilenza Ome ricorse più volte alle promesse a Dio: il 20 gennaio 1622 si era deciso con voto di solennizzare le feste di S. Fabiano e Sebastiano, S. Giuseppe, S. Bernardo, S. Savino e Cipriano, S. Rocco, S. Carlo. Nel 1630 vennero confermate con voto della Comunità che aggiunse anche il Venerdì santo, S. Pietro Martire e S. Manetto (dell’Ordine dei Servi di Maria). Il primo novembre 1648 si rinnovò il voto di santificare anche S. Bernardo Abbate. In questa situazione presero vita la Confraternita del Suffragio e più tardi la Confraternita dei Tridui dei Defunti (almeno dal 1693). Dal 1691 è documentata la confraternita dei «Devoti di S. Gaetano» per i quali si celebravano novene e la messa solenne nel giorno della sua festa (7 agosto). Opere di carità contrassegnarono la vita della parrocchia nel sec. XVIII. Anche dopo le soppressioni del 1797 le Confraternite locali non trascurarono gli oneri di culto elencati nei registri delle Messe.
Con l’assestamento politico del 1815 la vita religiosa ebbe uno sviluppo di tipo devozionale (privato o in associazioni). Le Confraternite si adattarono con una certa lentezza e fra mille difficoltà alla situazione derivante dalle soppressioni, dall’estinzione naturale, dalle trasformazioni della religiosità che però avvertiva l’esigenza di aggregarsi per idealità religiose, formative e caritative. La Confraternita del Santissimo (autorizzata a ricostituirsi dall’autorità governativa il 16.12.1817 e dal Vescovo Nava il 5.6.1821) continuò ancora la devozione eucaristica, le processioni e specialmente le 40 Ore (l’ultima settimana di agosto dalla fine del secolo XVIII), sosteneva iniziative di culto specie con l’invito di valenti predicatori, spese per mortaretti, processioni e arredi sacri.
Nel 1839 si stabilirono le nuove «Regole della Confraternita del Santissimo Sacramento eretta in Ome» che denunciano la perdita delle caratteristiche antiche orientandosi a servizi liturgici e alla promozione di pratiche di pietà. La Dottrina Cristiana era organizzata con «interrogazioni ai fanciulli sulle cose necessarie e poi si spiega nel Catechismo più diffusamente qualche punto di Dottrina». Nel 1841 si annotava che «La Dottrina cristiana è ben diretta ed assai frequentata. Non si conoscono abusi nè negligenze; si fa per via d’interrogazione ai fanciulli e per istruzione agli adulti».
La Confraternita del santo Rosario proseguì la sua attività per tutto il secolo come testimoniano i registri delle messe e gli atti delle Visite pastorali. La Confraternita di S. Luigi fu attiva fino al 1886 proseguendo però fino ad anni recenti la celebrazione della festa del Santo. La Confraternita di S. Gaetano conservò la sua festa annua (dal 7 agosto 1786) “per i devoti di S. Gaetano” almeno fino al 1858. Superata la crisi della rivoluzione giacobina la parrocchia riprese la sua vitalità. Già nel 1812 p. Fortunato Redolfi fondava nella chiesa della Valle la Confraternita di S. Luigi Gonzaga trasferita poi nella parrocchiale nel 1859. Le Confraternite si trasformarono in aderenza ai nuovi tempi: il Santissimo Sacramento si orientò a promuovere servizi liturgici e pratiche di culto (Adorazione perpetua 1883 e le Lampade viventi dal 1938). Quella del Rosario fu di nuovo eretta (1890) durando fino al 1906. La Confraternita di S. Gaetano, scomparve nella seconda metà del secolo scorso sostituita dalla moderna S. Vincenzo parrocchiale dedita alle attività caritative e assistenziali della parrocchia. Il contatto dei credenti con le situazioni nuove si arricchì di attività in cui si integrarono culto, formazione e impegno sociale fatto di carità e talvolta di lotta per far riconoscere nella società i valori cristiani. In tal senso localmente agirono la Confraternita Aiuto dei Cristiani (dal 1866); l’Associazione degli uomini e delle donne, rami del Comitato Parrocchiale (dal 1883) per la difesa della famiglia; l’Associazione del S. Cuore di Gesù e di Maria (dal 1881); l’Associazione di S. Carlo (fine secolo) e di S. Erasmo; i Terziari francescani; la Compagnia delle Dimesse ricostituita (1877) dal parroco don Crescini e impegnata nell’Oratorio femminile fondato nel 1882 con sede nella chiesa dei Morti e che nutrì entusiasmi e sostenne la tensione spirituale e morale di tante generazioni di ragazze e di madri di famiglia con catechismo, esercizi spirituali, istruzione, celebrazioni specie nella festa di S. Angela Merici e uso educativo del tempo libero specie mediante il canto e le recite di teatro. Assieme ad una più specifica attività socio-economica alla quale si è accennato, il parroco don Gozio (1887-1933) diede consistenza al lavoro avviato dai predecessori sviluppando la catechesi e nel 1889 riorganizzò la Scuola della Dottrina Cristiana che rimase quasi immutata fino agli anni ’20. La parrocchia fu tra le prime nel 1903 ad aderire alla Federazione Giovanile Leone XIII e a costruire poi nel settembre 1911 il «Circolo Cattolico S. Stefano» caratterizzato da intensa attività con riunioni, dibattiti, comizi; vi si tenne il Primo Convegno Collegiale di tutte le Associazioni e istituzioni Cattoliche del Collegio di Iseo (15 ottobre 1911) e nel 1912 costruì la sala che fu il centro educativo e di incontro della gioventù e uomini fino agli anni ’60, demolita nel 1978 per fare posto al nuovo Oratorio. A fronte del circolo S. Stefano si costituì un circolo laico denominato «Circolo Popolare Democratico» che ebbe scarsa vitalità e pose una lapide sulla facciata del Municipio (29 ottobre 1911) a ricordo dei combattenti Omesi in Libia.
All’inizio del secolo si avvertì anche l’urgenza di una scuola per bambini in età prescolare ancora affidati alla scuoletta. Specialmente ad opera del parroco Pietro Gozio e di don Stefano Borboni nel 1925 si costruì l’Asilo grazie alla generosità della popolazione che contribuì con offerte, lavoro volontario ed altre iniziative (raccolta delle uova, pesche di beneficenza, rappresentazioni della Filodrammatica maschile e femminile) per saldare i debiti incontrati e le spese di gestione dell’Asilo che non aveva redditi propri.
La scuola fu affidata alle Suore Maestre di Santa Dorotea di Brescia (1925-1958) che si impegnarono anche nella formazione della gioventù femminile con l’attività oratoriana. Attivo fu il parrocchiato di don Iottini che con la collaborazione del curato don Ilario Vivenzi operò per il benessere socio economico del paese; avviò una scuola di confezione (1952), il Circolo Acli e servizi di patronato (1958), i rami dell’Azione Cattolica, il nuovo Oratorio costruito con l’aiuto della benefattrice Gosio Teodora ved. Borboni (1952-1955) mentre dal 1958 al 1974 le Suore Misericordiose presero servizio all’asilo che si aggiornò ai nuovi orientamenti scolastici.
Anche il parrocchiato di don Rota nei suoi 27 anni fu ricco di iniziative religiose e di opere esterne: 1952-55 campo sportivo e Oratorio; 1956 cinema teatro offerto da don Carlo Forelli; costruzione della «Casa della Giovane»(Casa S. Angela) ad opera di Marina Negrini inaugurata il 18.10.1964 e fino alla sua morte (28.3.1976) centro fiorentissimo di attività formative, catechistiche, spirituali, accogliendo anche l’Oratorio maschile e femminile dopo che le Suore avevano lasciato l’Asilo nel 1973. Nel 1981 si inaugurava il primo lotto del nuovo Oratorio e nel 1986 si completava l’edificio; nel 1992 il nuovo campo sportivo e area circostante. Le attività del Cenacolo o Casa madre della Piccola Famiglia Francescana, fondata da padre Ireneo Mazzotti offrono ritiri ed esercizi spirituali e larga ospitalità a gruppi e parrocchie. Nel frattempo Casa S. Angela veniva dall’Associazione “Don Carlo Forelli” riadattata per ospitare l’associazione parrocchiale anziani e come punto di riferimento del “Progetto Ome” . Si ripetono dal 1987 il Presepio vivente mentre nel 1989 è stata riproposta la Passione di Cristo, già rappresentata nel 1928 dagli abitanti di Cerezzata